Piccola incursione nei canti popolari.Si chiarisce l’equivoco di un testo molto noto, anche ai giorni nostri, grazie al ‘Folk market’.
Il dramma della morte dell’asino, detto ciùcciu o sceccu, ben rappresentato in un canto popolare diffuso in Calabria e Sicilia, inizia così:
Ciàngitilu ciàngitilu
ca è mortu ’u ciucciu miu
’ccussì a volutu Diu.
Il market folcloristico, il folk market (come lo definisce Lombardi Satriani), in voga a partire dagli anni Settanta del Novecento, ha presentato tale testo in forma nuova, sul motivo di una canzo-ne popolare «Maramao perché sei morto», integrato dai seguenti versi, proposti con una struttura musicale completamente diversa da quella del testo base.
Ciucciu miu, pecchì si mortu?
Pana e vinu ’on ti mancava
a ’nzalata l’avivi ’ntra l’ortu
Ciucciu miu, pecchì si mortu?
Basta avere un minimo di conoscenza del canto popolare calabrese per accorgersi che ci troviamo di fronte a una forma espressiva che non appartiene alla nostra tradizione. I versi, infatti, sono stati attinti da un canto appartenente alla tradizione pugliese e dedicato, dalle donne di Andria, al capobanda Riccardo Colasuonno detto Ciucciariello.
Il brigante era particolarmente amato dalle sue compaesane, non tanto per la sua fama di eroe, ma per la sua bellezza e per quel volto pieno d’orgoglio, vagamente somigliante a un monaco.
Ciucciariello era luogotenente, assieme ad altri che, come lui, avevano scelto bizzarri nomi di battaglia (Capraro, Coppolone, Maldente), del sergente Romano il quale vantava una banda com-posta di ben trecento uomini.
Il canto-lamento del patrimonio folclorico pugliese quindi non era dedicato all’asino, ma alla memoria del brigante Ciucciariello che, a meno di trent’anni, morì fucilato.
Ciucciariello peccè sì muerte?
Pane e vino nun t’è mancate
la ’nzalata steva all’uerte
Ciucciariello peccè si muerte?
Silvestro Bressi
Tratto dal libro : “Il Brigantaggio nel Catanzarese”, Ursini editore.
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