Bruce Springsteen, una delle pochissime persone al mondo che possa essere chiamata “The boss” conservando un’immagine indiscutibile di pulizia.
E’ una rockstar, Bruce. Ma non lo da a vedere, mai. Un paio di giorni fa è tornato nella città natale, Asbury Park (New Jersey, USA) ed è salito a suonare con degli amici (che non sono esattamente delle celebrità) sul palco di un bar.
Un concerto di due ore, non un semplice saluto. Il “boss” non è nuovo a questi eventi: nel corso degli anni ha più volte imbracciato la chitarra per suonare davanti a poche decine di persone, per il solo piacere di farlo,magari tra una birra e l’altra. Bruce non ha poi esitato a spendersi, salendo su palchi improvvisati, a sostegno delle rivendicazioni salariali degli operai in sciopero.
Insomma, una rockstar che non ha bisogno del navigatore satellitare per ritrovare luoghi e persone. Del resto, che tristezza quegli attempati divi del rock che ragionano con la calcolatrice in testa.
A che serve avere capacità eccelse nel fare qualcosa e poi dover scattare in piedi davanti al manager di turno, quello che ti fa suonare sempre davanti ad un pubblico numeroso e soprattutto pagante…
a.s.
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